Se esiste un regime alimentare al mondo che non smette mai di stupire per la sua ricchezza di sapori, principi attivi benefici e attenzione all’ambiente, questa è senza dubbio la dieta mediterranea. Molte ricerche, nel corso degli anni, ne hanno dimostrato la validità in termini di gusto, apporti nutrizionali, prevenzione nei confronti di molte malattie, sostenibilità ambientale. Ora, attraverso uno studio pubblicato sul prestigioso International Journal of Epidemiology, gli studiosi dell’Irccs Saverio de Bellis di Castellana Grotte, in provincia di Bari, ne hanno quantificato la capacità di migliorare l'aspettativa di vita. La ricerca è iniziata 35 anni fa ed ha coinvolto due gruppi di popolazione di Castellana Grotte e Putignano, città del barese, per un totale di oltre 5mila persone.
La dieta mediterranea allunga l’aspettativa di vita, lo studio
Il gruppo di ricerca del de Bellis, dati ormai per certi gli effetti positivi sulla salute apportati dalla dieta mediterranea, si è chiesto se fosse possibile calcolare quanto allunghi la vita l’abitudine di mangiare mediterraneo. "Il nostro lavoro ha coinvolto ben 5.152 partecipanti a due studi di popolazione condotti dal laboratorio di epidemiologia e biostatistica, formati da partecipanti di Castellana Grotte coinvolti nel 1985, e poi di Putignano a partire dal 2005”, ha spiegato il direttore scientifico dell'Irccs, Gianluigi Giannelli. “I dati sullo stato di salute e sulle abitudini alimentari sono stati raccolti dal 2005 a oggi. Con la compilazione di un questionario alimentare è stato chiesto a tutti di rispondere a domande sulla frequenza di assunzione di ben 233 alimenti nell'ultimo anno, anche stimando le dimensioni delle loro porzioni in base a fotografie. Da questi dati è stato poi calcolato un punteggio per valutare l'aderenza di ogni partecipante alle caratteristiche della dieta mediterranea, studiando poi il punteggio in relazione allo stato di salute. Attraverso un'analisi di sopravvivenza abbiamo osservato come i soggetti che non seguivano la dieta mediterranea o che la seguivano parzialmente vivessero rispettivamente circa 9 e 5 anni in meno rispetto al gruppo dei più aderenti, che hanno fatto di questo modello alimentare uno stile di vita".
Meno efficace se include cibi poco sani
Quello della dieta mediterranea è un regime alimentare ricco di cibi freschi, di stagione, con una solida base vegetale composta da ortaggi, frutta, cereali integrali e legumi, olio extravergine di oliva, frutta secca a guscio con l’aggiunta di alimenti proteici animali quali uova, formaggi, pesce azzurro e poca carne. Descritta per la prima volta negli studi di Ancel Keys nei primi anni ’50, viene riconosciuta come una delle diete più sane e sostenibili del pianeta. A patto che venga praticata nella sua forma originale, ovvero libera da alimenti troppo elaborati, ricchi di grassi e zuccheri, o di additivi: in pratica, per far bene, deve essere scevra da junk food. Mettendo nel piatto cibi come fritture, dolci industriali, cereali raffinati e carni rosse lavorate, infatti, i benefici della dieta mediterranea si disperdono. A rimarcarlo è uno studio del Rush University Medical Center, pubblicato il 7 gennaio 2021 su Alzheimer's & Dementia: The Journal of the Alzheimer's Association, che rileva come l’aggiunta di alimenti tipici della dieta “occidentale” possa interferire con i benefici cognitivi apportati da una dieta mediterranea fatta correttamente.
Cosa succede quando si includono cibi malsani all’interno di un regime alimentare sano
“Adottare una dieta che enfatizza verdura, frutta, pesce e cereali integrali può influire positivamente sulla salute di una persona", ha precisato Puja Agarwal, epidemiologo nutrizionale e assistente professore presso il Dipartimento di Medicina Interna al Rush Medical College. "Ma quando a questa si aggiunge il consumo di fritture, dolci, cereali raffinati, carni rosse e lavorate, si osserva una riduzione dei benefici apportati dalla dieta sana”. Lo studio osservazionale ha incluso 5.001 anziani residenti a Chicago facenti parte del Chicago Health and Aging Project, un progetto per la valutazione della salute cognitiva negli adulti di età superiore ai 65 anni condotta dal 1993 al 2012. Ogni tre anni, i partecipanti allo studio hanno completato una valutazione cognitiva sulla base di un questionario che ha testato le capacità di elaborazione delle informazioni di base e la memoria, compilando poi un ulteriore questionario sulla frequenza di consumo di 144 alimenti. I ricercatori hanno analizzato quanto ciascuno dei partecipanti aderisse strettamente alla dieta mediterranea corretta o quanto invece seguisse una dieta comprensiva di cibi fritti, cereali raffinati, dolci, carni rosse e lavorate, latticini interi e pizza da fast food, assegnando a tutti un punteggio. I ricercatori hanno quindi esaminato l'associazione tra i punteggi della dieta mediterranea e i cambiamenti nella funzione cognitiva globale dei partecipanti, nella memoria episodica e nella velocità percettiva. I partecipanti con un declino cognitivo più lento negli anni si sono rivelati essere quelli che aderivano più strettamente alla dieta mediterranea. Al contrario, i partecipanti dediti anche al consumo di cibi poco sani non mostravano gli effetti benefici provenienti dalla dieta mediterranea. "Più possiamo incorporare verdure a foglia verde, altre verdure, olio extravergine d'oliva e pesce nella nostra dieta, meglio è per il nostro cervello e per il corpo che invecchia. Altri studi dimostrano che la carne rossa e lavorata, il cibo fritto e il basso apporto di cereali integrali sono associati a una maggiore infiammazione e a un declino cognitivo più rapido in età avanzata", ha concluso Agarwal.